Il Messaggero: Castel Giorgio, è scontro sul piano della geotermia
Castel Giorgio, è scontro sul piano della geotermia
Contestato l’impianto proposto dalla Itw Lkw pure ad Acquapendente
LA POLEMICA
ORVIETO Geotermia pulita, volano di sviluppo e forte incremento occupazionale? C’è chi ripete che bisogna pur pagare un tributo alla crescita, che non si può più continuare a difendere il proprio giardino... e chi combatte partendo dal presupposto che in alcune zone la geotermia non è quella virtuosa fonte energetica rinnovabile propagandata.
Se ne è parlato a Terni il fine settimana scorso nella conferenza “Progettare l’energia pulita e sicura. Etica, innovazione e sviluppo in Umbria”, nell’ambito del festival dell’energia a cui era stata invitata anche Itw Lkw Geotermia Italia, la società promotrice del progetto di realizzazione di due impianti pilota nei comuni di Castel Giorgio e Acquapendente. E proprio nella geotermia è stata individuata una buona base di partenza.
«Gli impianti geotermici di ultima generazione come quello proposto - ha più volte spiegato l’azienda in risposta alle obiezioni sollevate da più parti - sono pensati per agire in sinergia con la naturale strutturazione sismica dei terreni, senza forzarne l’equilibrio. La reiniezione di liquido geotermico avverrà per effetto della sola gravità terrestre, senza sollecitazione sulle formazioni geologiche interessate». Tra i vantaggi elencati dall’azienda anche il versamento una tantum al Comune che ospita la centrale geotermoelettrica di circa 1 milione e mezzo, pari al 4% dell’investimento totale.
Ma non tutti sono d’accordo. «Pensare che proprio qualche giorno fa presso la Camera dei Deputati a Roma - puntualizza Vittorio Fagioli, presidente del Cisa Orvieto-Terni - le conclusioni di un importante convegno sono esattamente opposte: sono anni che cittadini, amministrazioni e sempre più “scienziati preoccupati” dimostrano ormai che la geotermia è fortemente inquinante ed impattante sui territori». Anche gli Amici della Terra non hanno mancato di sottolineare quanto le due visioni siano cozzanti l’una con l’altra.
«Bisognerebbe ricominciare con il piede giusto - rilancia Monica Tommasi - ascoltare i timori e le proposte, dare garanzie che i rischi siano valutati in modo indipendente, valutare le alternative con serietà». Il progetto, oltretutto, non è una novità. «L’idea di sfruttare fluidi geotermici - aggiunge Tommasi - era stata sviluppata dall’Enel negli anni '70. All’epoca fu abbandonata dopo studi accurati che evidenziavano rischi gravi e costi economici alti».
Sara Simonetti